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Franciszek Starowieyski: un entusiasta di Keplero

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Cultura

Il 23 febbraio 2009 la Polonia ha dato l’ultimo addio ad uno dei suoi artisti più importanti. Franciszek Starowieyski, che spesso lavorava sotto lo pseudonimo di Jan Byk, pittore, grafico e scenografo, è morto a Varsavia a 79 anni. Un ricordo.

Franciszek Starowieyski aveva uno stile raffinato ispirato all’arte barocca. Le locandine per i film stranieri che ha realizzato tra gli ani Sessanta e Ottanta sono uniche nel loro genere e danno un’interpretazione nuova ed inquietante delle immagini rappresentate. Nulla di strano quindi che Starowieyski sia noto come uno dei principali rappresentanti della cosiddetta “Polska Szkoła Plakatu” (Scuola Polacca dei manifesti). Più curioso è il fatto che avesse l’abitudine di prendere appunti sui suoi capolavori o di retrodatarli di 300 anni, il che, come diceva, rispecchiava il suo stato d’animo. 

Frammento di conversazione artistica

Kresowaty: «Lei ha iniziato a suo tempo a parlare (…) dell’uso dei colori: freddi e caldi in diversi accostamenti, della loro illuminazione quando ho nominato la prospettiva. Invece a lei interessa più copiare vecchi miti che il realismo del giorno d’oggi, il che fa di lei uno specialista di prima classe ed una persona difficile da definire, e del resto ad ogni artista interessa non essere classificato secondo qualche mito. Lei ha padronanza di se stesso, semplicemente non ha bisogno del mondo, non si impegna mai dal punto di vista sociale nell’arte. Per questo è molto particolare ed in armonia con se stesso...»

Starowieski: «La prego, ci siamo già tormentati abbastanza per la società! Perché mi dovrei impegnare con del moralismo e cose simili. Non si può vivere in continue allusioni! Proprio i ciechi di fronte all’arte si trovano ad essere divisi tra quello che vedono e quello che leggono. Lì inizia la cosiddetta speculazione con i valori appena descritti! L’iniziatore di tutto questo è stato quel signore che reputo padre delle disgrazie e cioè con Spinoza... (…) C’è stata tutta una serie di persone che si sono perse per vie mistiche sulla strada dell’umanità. Forse il migliore esempio di questo è stato Keplero che non si sa per quale ragione, probabilmente per qualche fissazione, improvvisamente ha iniziato a vedere l’universo come perfetto, improvvisamente ha iniziato a rappresentarlo come matematica pura – Newton fece lo stesso in modo molto oscuro. Con questo oscurantismo nei confronti della codificazione della scienza ha lottato ancora tutto il Diciannovesimo secolo, è una lotta del mistico con il razionale, il che per me è difficile da formulare, perché non ho un linguaggio, tra le mie forme di espressione plastiche, con il quale poter esprimere precisamente e adeguatamente le cose più perfette, perché non abbiamo neanche il tempo per questo, ma mi limito a suggerirlo in modo discorsivo..»

Oltre alla sua professione è attratto anche da altre cose interessanti…

«Certo. Sono stato a Linz, dove si trova la casa di Keplero. La sera c’è stato un ricevimento, era la fine di febbraio, e dopo aver bevuto un po’, seduto accanto al sindaco della città – che è tra l’altro una splendida donna, che ama l’arte e gli artisti – avendo preso coraggio, le dissi che il giorno dopo sarei partito e che non avevo visto la casa dove era vissuto Keplero: lei disse che era a quattro passi da lì, quindi potevamo andarci! E così ho deciso che avrei onorato Keplero, il mio idolo, e poi ho pensato, cosa posso fare? Mi sono spogliato e mi sono messo a ballare nudo davanti alla casa in suo sonore, per strada, nel gelo, all’una di notte! Ho ballato in un modo che al sindaco è parso del tutto naturale. Solo che i poliziotti, pensando che fossi un pazzo, mi volevano arrestare, e lei ha dovuto calmare sia loro che me. Ma io non sapevo se avrei potuto reagire diversamente con il mio entusiasmo: è accaduto tutto per la forza dell’emozione e per un momento di gioia indescrivibile, di sensazione di completa identificazione con il maestro che non c’era, ma di cui c’era tutta la sua eredità! Volevo mostrare il mio entusiasmo per lui da pittore, da artista! Così! Questo c’è anche nelle mie opere artistiche, bisogna solo saperle guardare bene».

Ci sono stati, e ci sono ancora, momenti in cui nei suoi lavori ha scritto delle cifre, ha fatto scritte, segni, lettere, ha cambiato la data di creazione delle opere. Molte sono formule ed espressioni matematiche. E poi all’inizio si firmava come Signor Jan Byk…

«Per fortuna quelle cifre sono sui lati. Sono alcuni dei miei debiti e a volte dei miei compensi, cosa che non sa nessuno, soldi raccolti per qualche motivo, che riceverò, se li riceverò! E altri miei segreti… Inoltre sono un romantico quindi dedico un anno intero ai miei lavori. Invece la firma: ”Jan Byk” è il mio pseudonimo dai tempi tempestoso dell’avanguardia di Cracovia… e rimane con me».

Serie di manifesti di Franciszek Starowieyski | averit/ youtube

Translated from Harmonia, Król Ubu i przeciw Beckettowi