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Film, narrativa e cultura con Ana jakimska

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Matteo Posa

Ana Jakimska si è laureata in Lettere alla facoltà di Filologia Blaze Koneski a Skopje, dove successivamente ha continuato anche i suoi studi di cinematografia. Entusiasmante, motivata e progressista, con il suo lavoro alle spalle ed i suoi impegni attuali, affronta sempre le sfide, culturali e sociali, che pone la società di oggi in Macedonia. 

Ana Jakimska si è laureata in Lettere alla facoltà di Filologia Blaze Koneski a Skopje, dove successivamente ha continuato anche i suoi studi di cinematografia. Entusiasmante, motivata e progressista, con il suo lavoro alle spalle ed i suoi impegni attuali, affronta sempre le sfide, culturali e sociali, che pone la società di oggi in Macedonia. Tra i film da lei realizzati, vediamo: Shawl (2011, cortometraggio), Call me Barbara (2013, documentario/cortometraggio), Loverinth (2014, cortometraggio) e It's Cold Outside (2014, cortometraggio, sarà presentato al Skopje Film Festival del 2014). È anche attiva nella fotografia, nella narrativa e nella letteratura in generale. Siamo felici che Ana abbia risposto ad alcune delle nostre domande questa settimana per Mladiinfo! 

M!: Prima di dedicarti al film-making, ti sei laureata in lettere, quindi ti chiediamo, come descriveresti il tuo rapporto con la letteratura? 

Ana: Il pensiero di una libreria scarsamente illuminata con infinite file di scaffali e pile di libri provenienti da diversi secoli e da tutte le parti del mondo, è una delle immagini più eccitanti per me. Chiunque non sia d'accordo, è uno sciocco. Sono stata circondata dai libri per tutta la mia vita, dal momento che entrambi i miei genitori erano studenti di lettere. Mi ricordo che all'età di dieci anni scrissi quello che allora considerai un romanzo, la storia, terribilmente costruita, del mio viaggio, insieme al mio fratello-peluche, in un mondo fantastico nelle profondità di qualche foresta. Forse quello fu il primo forte indizio che non sarei mai diventata una grande scrittrice, nonostante la mia passione fosse intensa. Poi, dopo aver letto Tom Sawyer di Mark Twain, pensai che invece sarei potuta diventare una grande lettrice. Perciò, anni dopo, mi iscrissi alla facoltà di lettere. Il mio rapporto con la letteratura non è mai stata una fiamma passeggera, piuttosto una profonda devozione che durerà per tutta la vita. 

M!: Siccome hai continuato i tuoi studi nel campo del film-making, cosa ne pensi della combinazione di cinema e letteratura? 

Ana: Ogni regista dovrebbe amare i libri. I libri ci insegnano molto su come funzionano la mente umana e le emozioni. È vero che per poter raccontare una storia, il regista avrà sempre bisogno di entrare in contatto con molte e diverse concezioni del mondo e con diverse persone, ma sarebbe un errore limitare questi "contatti" a delle interazioni nella vita reale. Perché limitarsi al presente quando si può prendere un libro ed entrare in contatto con le grandi menti che vissero prima di noi? Recentemente, ho passato molti pomeriggi a leggere Hemingway e grazie a lui continuo ad imparare molto sull'arte della narrazione. Il cinema sarà all'incirca un secolo che è in circolazione, ma la narrativa, il cuore dell'arte del cinema, c'è sempre stata. 

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Translated from A Word on Filmmaking, Storytelling and Culture with Ana Jakimska