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Europa orientale, il boom immobiliare esclude i giovani

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società

La globalizzazione del mercato immobiliare ha comportato un aumento dei prezzi nell’Europa centrale e dell’Est.

Durante le ricerche per questo articolo ho pensato alla mia storia di inquilina e mi sono accorta – non senza stupore – che da quando ho lasciato la casa dei miei genitori ho vissuto già in dieci posti diversi. In gran parte si tratta di case di studenti che ho affittato con dei conoscenti, dove ognuno pagava l’affitto per la stanza in cui viveva. In nessuna di queste case ho passato più di un anno. Oggi continuo a vivere in una casa in affitto per la quale spendo tre quarti dei miei guadagni. E non vedo prospettive di miglioramento.

Bulgaria, «Mamma mi compri casa?»

La situazione del mercato immobiliare è più o meno la stessa in tutta l’Europa centrale ed orientale. I motivi per cui la gente affitta un’abitazione piuttosto che comprarla sono molto diversi. L’acquisto di una casa generalmente si ripercuote negativamente sul tenore di vita delle famiglie. «I genitori, solitamente, acquistano immobili nell’intento di dare una casa ai propri figli» racconta la bulgara Miglena. «Se non dispongono di denaro sufficiente, cercano per lo meno di aiutare con un contributo economico». Le case in affitto sono da preferirsi anche per tutti coloro che intendono cominciare con una casa in affitto, prima di decidersi su un acquisto. La durata dei contratti di locazione è limitata, spesso ad un solo anno, ed è molto raro trovare qualcosa che si può veramente chiamare “casa”. Un altro problema è il credito. Per ottenere un mutuo da una banca bisogna poter dimostrare di poter spendere di tasca propria cifre dell’ordine del 40% del valore della casa. I prezzi aumentano, lentamente ma costantemente. Affittare risulta generalmente più economico che comprare, salvo che si sia nella posizione di pagare immediatamente la metà del prezzo di acquisto e le restanti rate del mutuo si aggirino mediamente intorno al valore del canone mensile.

Repubblica Cèca, L’insostenibile leggerezza dell’affitto

Questa tendenza è stata determinata dalle scelte di politica economica degli anni Novanta. «I miei genitori abitano in affitto da quando si sono trasferiti a Praga» racconta Vit, della Repubblica Ceca, «Ai tempi del socialismo questa era la regola, perché circa il 70% degli immobili della città apparteneva allo Stato. I problemi sono iniziati con la Rivoluzione di velluto, quando le abitazioni vennero restituite ai legittimi proprietari, dopo essere state espropriate nel 1948. In Repubblica Ceca i prezzi del mercato immobiliare sono ancora fissati dallo Stato e nessuno può immaginare cosa succederà quando entrerà in vigore la liberalizzazione del mercato. In ogni caso non credo che dobbiamo imparare ad affittare. Credo invece che ci siamo allenati a farlo per anni». I cechi, noti per la loro mentalità leggera e serena, si affliggono meno pensando alla necessità di avere una casa di proprietà. Basta leggere un romanzo di Bohumil Hrabal o di Milan Kundera per farsi un’idea delle sfumature dell’affitto di abitazioni a Praga.

Ungheria, casa (di proprietà) dolce casa

In Ungheria invece la situazione sembra un po’ diversa. Dopo i mutamenti politici del 1989 appena l’8 % delle case è stato affittato. «Lo Stato ha investito in edilizia popolare, ed anche ai privati è stata concessa la possibilità di costruire. A questo periodo risalgono molte villette unifamiliari con giardino» dice Judith, una studentessa di Budapest. «Dopo il 1989 arrivò la privatizzazione e la gente poté acquistare la casa che prima solo affittava. In Ungheria la tradizione della casa di proprietà è fortemente radicata, mentre l’affittare casa risulta piuttosto impopolare. Al contrario degli europei occidentali gli ungheresi sono poco mobili e nel corso della loro vita traslocano solo 3 o 4 volte. E ciò per motivi non finanziari, quanto sociologici». A causa della forte inflazione degli ultimi anni i prezzi degli immobili in Ungheria si sono però triplicati. «Non è facile comprare una casa propria, però è ancora possibile» spiega Judith. «L’offerta di credito è molto sviluppata ed esistono anche misure di sostegno pubblico a favore di quanti versino in condizioni finanziarie disagiate. Tali misure consentono anche a giovani con modesti guadagni di acquistare una casa in proprietà».

Il 37% dei polacchi pensa ad emigrare. E non compra casa.

Anche in Polonia la maggior parte dei giovani preferisce abitare in case affittate piuttosto che acquistate. Il motivo di ciò risiede senza dubbio, ma non esclusivamente, nell’inflazione, stabilitasi su tassi del 10-15% annuo. Si aggiunge il fatto che lo stile di vita dei polacchi si è sostanzialmente modificato negli ultimi anni. Secondo i dati del Ministero del Lavoro, dall’entrata della Polonia nell’Unione Europea circa 600.000 polacchi hanno lasciato il Paese ed il 37 % degli abitanti prende in considerazione la possibilità di emigrare. Non c’è quindi da stupirsi che i polacchi non vogliano avere le mani legate con una casa di proprietà.

Foto (nell’ordine) di Jonathan Crellin, Ines Garmendia, Bálint Fejér e Natalia Sosin.

Translated from Boom mieszkaniowy w Europie Wschodniej wyklucza młodych