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Europa centro-orientale: i cinque film più amati dai nostri lettori

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giovanna fauro

Cultura

La definizione “cinematografia contemporanea dell'Europa Orientale e Centrale” evoca una tale moltitudine di associazioni, che inserire sullo stesso piano le opere di artisti provenienti dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca, dalla Romania, dall'Ungheria o dai Balcani è impossibile. Come definire quindi il cinema di questa regione?

Il compito si fa ancor più difficile quando ci poniamo la domanda: “quale film è davvero il migliore?”.

Fra le risposte inviate alla redazione di cafebabel.com, il nome che senza dubbio appare più spesso è quello di Emir Kusturica. Come scrive ad esempio Silvia Padrini (Italia): “la cosa più bella del film di Kusturica, Underground, è l'accumularsi di scene assurde, visionarie e inverosimili allo stesso tempo, che descrivono le innumerevoli sfumature dell'anima balcanica come meglio non si potrebbero rappresentare. (…) Il suo cinema si beve tutto d'un fiato”.

Quali sono i film di questa regione che più entusiasmano gli Europei? Ecco le cinque risposte più interessanti.

“4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” (2007), regia di Cristian Mungiu, Romania

A mio parere, il ritratto più sconvolgente degli ultimi anni è il film rumeno “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”. All'apparenza è semplicemente la storia di una studentessa che, nella Romania comunista, rimane incinta e decide di abortire. Il punto è che ci troviamo sotto il governo di Ceausescu e l'aborto è vietato a norma di legge. Il film di Cristian Mungiu non giudica i protagonisti, si concentra sulle loro esperienze interiori e sui loro dilemmi. La dittatura comunista costituisce soltanto lo sfondo di questo racconto. Ma è proprio grazie all'attenzione alle persone comuni che il pubblico si rende conto in quale mostruosa realtà si svolgesse la vita dei personaggi, e come il regime comunista fosse capace di distruggere l'individuo. Un cinema potente, che rimane a lungo nella memoria.

Wojciech Krzemiński, Polonia

“La vita è un miracolo”(2004), regia di Emir Kusturica, Serbia

“La vita è un miracolo”...ciò è innegabile, specialmente se la si guarda dalla prospettiva della macchina da presa di Emir Kusturica. Lo ricordo come fosse oggi. Era il 2004 e non riuscivo a trovare nessuno per andare a vedere quel film al cinema. Decisi di andarci da sola. Poco dopo l'inizio della proiezione capii che nella sala si trovavano solo altre tre persone oltre a me. Solo io resistetti fino alla fine del film. Ma che nessuno di voi pensi che l'opera fosse mal riuscita o che le mancasse il senso dell'umorismo! Il film ci fa conoscere i sogni dei personaggi che si trovano al centro del conflitto (e cioè gli abitanti di Bosnia, Serbia e Croazia) ricordando così che, nonostante i continui ostacoli, la vita ha un'enorme valore. Ognuno di noi vive grazie a quegli stessi elementi, e cioè grazie alla fede e all'amore straordinari in qualcosa o in qualcuno.

Raquel Petra Lopes, Portogallo

“Sztuczki”(Trucchi) (2007), regia di Andrzej Jakimowski, Polonia

Subito dopo il geniale film di Kusturica Gatto nero, gatto bianco (1988), nella lista dei miei film preferiti delle regioni orientali dell'Europa, si trova il racconto cinematografico Sztuczki (Trucchi). E' la storia delicatissima e piena di bellezza di un ragazzino che tenta in tutti i modi di cambiare il futuro della propria famiglia giocando con il destino. La trama si svolge in una tranquilla, piccola località della Polonia, nel corso di un unico pomeriggio d'estate, durante il quale il regista (AndrzejJakimowski ) compie un'introspezione dei pensieri infantili e si avventura in un'indimenticabile analisi della vita rurale.

Davide Denti, Italia

“Чия е тази песен?” (Di chi è questa canzone?) (2003), regia di Adela Peeva, Bulgaria

Alla ricerca della melodia che la ossessiona, la regista di questo film viaggia in Turchia, Grecia, Macedonia, Albania, Bosnia, Serbia e Bulgaria. La trama, piena di umorismo, tragedia, inaspettati colpi di scena e momenti di tensione, racconta in modo appassionante la storia di una canzone, che i cittadini dei diversi Paesi dichiarano “propria”, citando con essa aneddoti sulla sua nascita. Quelle stesse note sono presentate sotto diverse forme: una volta come una canzone d'amore, un'altra come un componimento religioso, e addirittura come una marcia militare. Le forti emozioni (fra le quali il nazionalismo) che accompagnano la battaglia per la “propria” canzone fanno si che il film ci appaia talvolta comico e talaltra addirittura intrigante. In una regione dove la fanno da padrone i rancori a sfondo etnico e la guerra, quella che all'inizio pareva un'indagine innocente si trasforma in un'analisi sociologica e storica delle incomprensioni fra i popoli balcanici. Questo film ha in un certo senso cambiato la mia vita, perché ha inspirato la creazione, assieme a 5 amici, del progetto "Balkans Beyond Borders”, che si è più tardi trasformato in una fiorente Ong.

Konstantinos Ntantinos, Grecia

"Triage” (2009), regia di Danis Tanović, Bosnia

Se si considera la staticità del racconto, che in certi momenti ce lo fa apparire interminabile, non è di certo il film di migliore qualità che mi viene in mente. La trama ha come eroe principale un reporter di guerra (interpretato da Colin Farrel) che durante il ritorno dal Kurdistan perde la memoria. Recuperarla significherà compiere uno sforzo sovrumano, che fortunatamente porterà al successo. Sebbene manchi di un'analisi approfondita della psiche del giornalista, quotidianamente in contatto con le tragiche conseguenze della guerra (e quindi con il dolore, la paura, l'aggressività, la morte), il film si è c fissato nella mia memoria. Perché? Danis Tanović in un certo modo racconta che nella vita è indispensabile trovare un equilibrio tra quello che fai per vivere (lavoro), e quello per cui rimane il tempo al di fuori del lavoro (per esempio la famiglia). Ciò che più mi ha colpito nel film è la rappresentazione del senso di colpa del reporter che, in un atto di auto-difesa, lo porterà a dimenticare la morte del suo amico (la notizia della morte é per il protagonista un colpo troppo pesante, che non è in grado di accettare).

Monika Cheshire Cat Bernhart, Italia

Foto di copertina: Filmweb; video: luckyred/youtube; vignonialto/yotube; marcinfisher/youtube; docued/youtube; comotv24/youtube;

Translated from Top 5 mocnych akcentów filmowych z Europy Wschodniej i Centralnej