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Europa centrale: una sinistra in via d’estinzione

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Default profile picture salvatore alessi

Per i partiti di sinistra dell'Europa Centrale non è di certo il momento migliore. Ce la faranno a sopravvivere ai cambiamenti dell'elettorato e alla crescita della destra sullo scenario mondiale?

Nel biennio 2001-02, i partiti della sinistra si imposero al potere in Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Il lituano Algirdas Brazuaskas e il polacco Leszek Miller dell’Alleanza della Sinistra Democratica furono riconfermati primi ministri. L’anno seguente, il Partito Socialista Ungherese (MSZP) salì al potere in Ungheria ed il Partito Socialdemocatico Cèco (CSSD) in Repubblica Ceca.

Alti e bassi

Poi venne la crisi. Nel 2004, gli scandali dovuti alla corruzione e delle decisioni economiche difficili portarono ad un vero e proprio terremoto politico. Il primo ministro cèco Vladimir Spidla fu costretto alle dimissioni in seguito ai pessimi risultati alle Europee per il suo partito, il CSSD (8.3% rispetto al 30% del 2002). Stessa sorte toccò al primo ministro polacco, alla vigilia dell'allargamento, in seguito agli scandali sulla corruzione.

Anche in Lituania e Ungheria, i partiti di sinistra furono bocciati alle elezioni europei, anche se la crisi fu meno intensa che in Polonia e Repubblica Ceca.

Sfida n. 1: un elettorato in mutamento

Le ragioni della disfatta in Polonia e Repubblica Ceca sono abbastanza ovvie: in queste regioni, i partiti di sinistra sono confrontati a grandi sfide. Per oltre quindici anni, il sostegno ai partiti della sinistra si basava su un elettorato post-comunista: la società era polarizzata sulla base di criteri storici.

Prendiamo la Polonia: dall’89 in poi è entrata in vigore un’alternanza tra il partito post-comunista SLD (al potere tra il ’93 e il ’97 e dal 2001 ad oggi) ed i partiti post-Solidarnosc che governarono tra l’’89 e il ‘93 e il ’97 e il 2001.

Oggi, però, si è sviluppato un nuovo elettorato: 15 anni dopo la caduta del muro di Berlino, i popoli dell’Europa Centrale e Orientale scelgono i propri leaders sulla base dei loro programmi economici e sociali e non sulla base di una eredità storica. Il nuovo elettorato è meno religioso e più aperto a tematiche sociali (come l’aborto).

I partiti devono recepire questi cambiamenti, che stanno crando tensioni sulla scena politica regionale. E non solo nella sinistra. Questo nuovo elettorato chiede più apertura mentale a tutti i partiti, anche se pare preferire liberali e sinistra. I recenti sviluppi hanno mostrato che in Lituania sono stati i liberali a concorrere al moderno sviluppo economico del paese. In Polonia, il partito conservatore (PO) sta cercando di fare lo stesso attraverso un programma economico di stampo liberale.

Sfida n. 2: il populismo

Se il nuovo elettorato dell’Europa Centrale non sembra più appoggiare la sinistra, quali elettori ne costituiranno la base? Il loro elettorato tradizionale, la classe lavoratrice, i settori meno educati della popolazione, o i disoccupati? O quelli che “stavano meglio quando si stava peggio” sotto il giogo comunista? E’ interessante notare che questo elettorato si è schierato con i partiti populisti che hanno ottenuto più di un terzo dei voti in Lituania, Polonia e Repubblica Ceca. Se si aggiunge a questa tendenza populista la politica della destra ungherese di Fidesz, il quadro è completo.

Sfida n. 3: la mancanza di idee

Per oltre quindici anni i socialisti non hanno fatto altro che alternarsi al potere con la destra. Non hanno avanzato progetti, idee ma solo un desiderio di continuità. Ma questo non è solo un problema dell’Europa Centrale. Nel mondo, la sinistra si muove come la destra: Kerry il guerriero non si sarebbe mai potuto candidare come democratico negli anni ‘90; Blair si sta muovendo sulla scia delle riforme intraprese da Margaret Thatcher; ed ogni governo francese si trova a dovere fronteggiare gli scioperi. Tutti stanno privatizzando, anche gli svedesi e persino i sovietici... ahem... i Putin... pardon... i russi.

Cosa può offrire la sinistra? Eutanasia e matrimoni gay? E dopo che i gay potranno adottare figli e non ci sarà più il nucleare? Il motto di Clinton, nel 1992, era “The economy, stupid!” (“Pensa all’economia, stupido!”). Ma dove sono i progetti economici della sinistra?

Forse la situazione non è così negativa. Forse l’Europa non ha più bisogno dei socialisti. Il crescente successo dei liberali e dei verdi suggerisce che questi potrebbero divenire, un giorno non tanto lontano, i nuovi “socialisti”.

Translated from The future of the Left under threat in Central Europe