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Espulsioni dei rom francesi: "distrutto un lavoro di anni"

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Elisa Buzzi

società

Il presidente socialista, François Hollande, si era impegnato a non smantellare gli insediamenti abusivi dei romeni. Nonostante siano cittadini europei dal 2007, negli ultimi mesi circa 400 persone sono state obbligate ad abbandonare il paese.

Tredici comuni della regione di Parigi, governati dalla sinistra,  hanno fatto blocco contro le espulsioni senza ritorno. Un accordo più che altro simbolico, dato che non si è riuscito ad impedire alla polizia di sgomberare un totale di 3.000 persone. Uno degli ultimi episodi è avvenuto a Evry, città nella quale Manuel Valls, ministro degli Interni, ha ricoperto il ruolo di sindaco negli ultimi dieci anni e da cui sono state cacciate 22 famiglie che da molti mesi vivevano lungo la ferrovia.

Il governo ha appena annunciato una serie di misure per l’inserimento lavorativo dei rumeni e dei bulgari, anche se, fino ad ora, si è limitato a stilare un elenco delle 150 professioni che potevano esercitare in Francia; questo provvedimento prevede inoltre che il datore di lavoro paghi di una tassa di 700 euro sul contratto. Il Mouvement contre le racisme et pour l'amitié entre les peuples collabora strettamente con i tredici comuni. “La Romania fa parte dell’Europa, di conseguenza i suoi cittadini hanno il diritto di circolare, ma la legge impedisce loro di lavorare e di stabilirsi in Francia”, afferma Marie Annick. La sua collega, Yves Loriette aggiunge “ci sono bambini che vanno a scuola per uno o due anni, poi all’improvviso vengono sfrattati e non ci ritornano più. Il lavoro delle associazioni che collaborano con queste comunità è andato a monte per colpa delle espulsioni”.

Se a suo tempo l’opposizione ha criticato queste espulsioni perché danneggiavano l’immagine del paese, oggi si adducono motivazioni umanitarie. La parola “espulsione” è stata sostituita con “evacuazione” e, mentre alcuni difendono la libera circolazione delle persone, altri citano questioni di sicurezza e sanità pubblica. In mezzo a questa disputa dialettica, 15.000 rom rumeni presenti sul territorio francese rimangono intrappolati nel limbo paneuropeo.

Da Bucarest a Parigi

Parigi è la città più visitata nel mondo dai turisti, ma rappresenta anche il sogno irraggiungibile di molte persone che cercano condizioni di vita migliori e, con ingenuità, arrivano in questa città. La piazza della Bastiglia pullula di giovani che si godono le terrazze, di turisti che si fotografano vicino al simbolo della rivoluzione francese. Un tempo era una fortezza imponente che proteggeva la città dall’ingresso degli stranieri. Oggi non ci sono più muri fisici, ma ce ne sono di politici, economici e sociali, praticamente insormontabili.

In mezzo a questo paesaggio, non così idilliaco, vivono da un anno Gheorghe e Esperanza con i loro otto figli e tre nipoti. Spostandosi nelle vie adiacenti la grande piazza, come se si passasse da un locale all’altro, si sistemano in una cabina del telefono, sotto una pensilina alla fermata dell’autobus e nell’ingresso di alcuni edifici.

Gheroghe, un uomo alto e magro, con un grande sorriso, mi presenta tutti i componenti della sua famiglia. I bambini guardano con stupore. Per ultima, indica sua moglie: “lei è Esperanza. La mia speranza”. Lei sorride timidamente, capisce poco il francese. Stende un telo su un asse, che serve sia da letto che da tavolo, e tutti si siedono attorno. Inizia a piovere e per proteggersi corrono sotto la pensilina che condividono con i viaggiatori in attesa dell’autobus. “Hai un posto dove dormire questa notte? Se vuoi puoi fermarti con noi”.

Foto di copertina:  (cc) philippe leroyer/Flickr. Video: afpfr/YouTube.

Translated from Francia retoma las expulsiones de rumanos gitanos