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È questa la fine dell'Europa?

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Palermo

Festival delle Letterature Migranti: un incontro su cosa è stata l'Europa, cos'è oggi e cosa potrebbe diventare. Se ne è parlato all'Archivio storico di Palermo con i giornalisti Dimitri Deliolanes (Grecia), Wlodek Goldkorn (Polonia) e Pascal Manoukian (Francia).

«L’Europa è un corpo che non sa di essere morto»; «[…] in questa Europa non c’è futuro»; o ancora: «L’Europa è luogo di morte». Il futuro dell’Europa è un quadro a tinte fosche secondo i tre giornalisti e scrittori Dimitri Deliolanes, Wlodek Goldkorn e Pascal Manoukian, intervenuti mercoledì sera nello splendido Archivio storico di via Maqueda a Palermo, nell’ambito del Festival delle letterature migranti. Un’ora di dibattito che lascia poche speranze alle sorti future del nostro continente. Pessimismo? Esagerazione? No, fredda e nuda cronaca. Quella che per anni i tre giornalisti, diversi per cultura ma accomunati dal sogno europeista, hanno raccontato nelle prime pagine dei più importanti giornali italiani e stranieri. Un’Europa che «aveva un’anima», adesso «subisce l’attacco violento di un’oligarchia senza volto».

«L’Europa si sta distruggendo»

Dimitri Deliolanes, accento greco, voce stentorea che non cela un velo di rabbia, non utilizza mezzi termini quando deve parlare di questa Europa: «Non mi piace per niente. Si sta facendo di tutto per trasformare questo continente in un luogo senza diritti». Uno spazio servo di tecnicismi e freddi calcoli economici imposti dalla potente Germania «che secondo me è responsabile della crisi identitaria che l’Europa sta vivendo». Pensieri e parole condivise dal reporter polacco Wlodek Goldkorn, per molti anni responsabile della pagina cultura per l’Espresso, che con malinconia parla di Europa come se non esistesse più: «L’Europa è un pensiero nostalgico, non è più un progetto interessante, ma solo un insieme di sterili parametri economici». Parametri che annichiliscono qualsiasi voglia di futuro: «Mancano le prospettive, il futuro non esiste e così dobbiamo tornare alle nostalgie per vivere meglio».

«Brexit? L’Europa non ha mosso un dito»

Inevitabile parlare del referendum che ha estromesso la Gran Bretagna dall’Unione Europea. Secondo Deliolanes «l’uscita della Gran Bretagna ci offre un chiaro esempio di come l’Europa ormai non esista più. Vi pare normale che dopo Brexit nessuno abbia mosso un dito per cambiare le cose? Non c’è stata alcuna reazione». Domande retoriche che fanno riflettere.

«Questa è un’Europa di morte»

Se i mali che incancreniscono l’Europa sono tantissimi, spesso legati a ragioni monetarie e a questioni che non ci fanno gridare allo scandalo, la crisi umanitaria dei migranti è tutt’altra cosa. Pascal Manoukian, corrispondente franco-armeno in molte zone di guerra ha raccontato, tra il 1975 e il 1995, i conflitti più importanti che hanno scosso il mondo. Ha toccato con mano sangue e sofferenza. Nei confronti del suo paese non è certo benevolo: «La Francia è un pessimo modello d’accoglienza. Tanti anni fa era un ottimo esempio, adesso non lo è più». Manoukian è ancora uno di quei 'folli' convinti che la diversità sia la miglior forma di ricchezza: «L’accoglienza è stata per anni il più bel gioiello dell’Europa, la ricchezza più grande. Ora c’è chi vuole elevare muri. Invece di andare avanti siamo andati indietro». E dall'Ucraina al Mediterraneo non facciamo altro che vedere sangue e morte. «La nostra è un’Europa di morte – afferma Goldkorn – che invece di includere, esclude tutti. Oggi chi non fa parte dell’Europa, muore». E i media? «Ci raccontano che i profughi sono persone diverse, lontane da noi. Ma non è così. C’è un muro che non riusciamo ad infrangere. Ci vergogneremo di questa tragedia, raccontandola ai nostri nipoti». Forse, in fondo, ci stiamo già vergognando.