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Donatori di biciclette: come Londra aiuta i rifugiati a muoversi

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società#OpenEuropeEUtoo

Nel 2015 un numero crescente di rifugiati e richiedenti asilo è arrivato in Europa. Una volta arrivati, l'odissea non è ancora finita e altri problemi si presentano, tra centri di accoglienza e burocrazia. A Londra l'associazione The Bike Project offre a queste persone un piccolo aiuto per un problema quotidiano: come muoversi in una delle città più estese e costose d'Europa.

Uno dei problemi maggiori per i richiedenti asilo arrivati a Londra (oltre l'interminabile attesa per ottenere o meno l'autorizzazione a restare nel Paese come rifugiati) è il trasporto pubblico. Londra è una metropoli che si estende su una superficie di oltre 1.500 chilometri quadrati: viaggiare da una parte all'altra richiede parecchio tempo. E denaro. Ogni richiedente asilo riceve dal governo britannico 36 sterline (circa 46 euro) alla settimana. Le procedure amministrative per esaminare una domanda di protezione umanitaria possono durare anche anni. Ma durante questo periodo la persona è impossibilitata a lavorare e, con un sussidio così basso, sostenere i costi dei mezzi di trasporto diventa praticamente impossibile: un abbonamento settimanale dell'autobus (esclusi treni, tram e metro) costa circa 21 sterline

Tutto ciò ci è stato raccontato da Jam, fondatore di The Bike Project, un'associazione nata con l'obiettivo di aiutare i richiedenti asilo a muoversi nella Capitale inglese con un mezzo di trasporto gratuito: la bicicletta! Nei prossimi 5 anni l'Inghilterra potrebbe accogliere fino a circa 25mila rifugiati siriani, dice Jam: con questo progetto, per loro sarà possibile risparmiare 20 pound a settimana. 

A parte i benefici più pratici, quelli emotivi e non tangibili sono ugualmente importanti: queste persone si sentono più indipendenti e la loro autostima aumenta. L'esercizio fisico aiuta nei casi di depressione e di ansia, di cui i rifugiati spesso soffrono. 

Tutte le biciclette sono recuperate tra le 27.500 bici abbandonate a Londra ogni anno. Oppure sono donate da privati, aziende e istituzioni locali a The Bike Project, che le assegna gratuitamente ai richiedenti asilo che aderiscono al progetto. Ogni mezzo però ha bisogno di qualche aggiustamento e di manutenzione. Per questo Jam ha deciso di formarsi direttamente presso una ciclofficina specializzata ed ora nella sua organizzazione impiega una squadra di meccanici full time pronta ad intervenire. 

A parte qualche dipendente, l'associazione si basa soprattutto sul lavoro dei volontari, tra i quali ci sono anche molte donne. Ognuno dà una mano nell'accoglienza e nello smistamento delle bici e altri si cimentano nella ciclofficina.

The Bike Project aiuta certamente i richiedenti asilo, ma anche gli stessi impiegati. Infatti uno dei lavoratori part-time di questa associazione è un richiedente asilo proveniente dall'Eritrea: oggi è uno dei migliori meccanici dell'associazione.

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Questo articolo fa parte della serie di reportage EUtoo 2015, un progetto che cerca di raccontare la disillusione dei giovani europei, finanziato dalla Commissione europea.