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Democrazia diretta a portata di click

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Ottavio Di Bella

Il voto elettronico: un palliativo per lo scarso tasso di partecipazione dei cittadini alle elezioni?

Voto on line. Se questo tema solleva delle domande, si pensa spesso a risposte di ordine tecnico. E qualcuno azzarda, talvolta a ragione, l’irrealizzabilità di un tale progetto non sia realizzabile. Altri, sotto pretesi argomenti tecnici, cercano soltanto di screditare un mezzo con cui potrebbe rinnovarsi il sistema della partecipazione politica, in questo caso la selezione delle élite dirigenziali tramite il voto dei cittadini.

Nessun dubbio sul fatto che, al giorno d’oggi, non tutti siano sufficientemente attrezzati per votare da casa, via Internet. Sarebbe allora inutile, addirittura assurdo, chiedere agli elettori di recarsi al di fuori del proprio domicilio, per votare in questo modo. Perché allora una situazione del tutto nuova scandirebbe gli stessi attuali ritmi del suffragio dentro la « cabina elettorale ».

Progresso tecnico

Tuttavia la questione dell’equipaggiamento necessario per internet, se si considera la situazione ad oggi delle abitazioni familiari dei paesi democratici ad economia di mercato, si può ben riflettere nelle poche case che negli anni ’50-60 in Europa erano fornite di televisioni, tanto per far un esempio. Se il problema è soltanto tecnico, la soluzione emergerà di per sé dal progresso tecnico e dalla “democratizzazione”, economicamente parlando, dello strumento Internet.

Un errore sarebbe invece credere, o fingere di credere, che la questione in gioco sia esclusivamente di carattere tecnico. Archiviare uno strumento di democrazia in base a un problema simile, a ragione o a torto sul piano materiale, sembra un fatto pregiudizievole per una comunità politica.

Così, se i poteri pubblici si forniscono di mezzi, nel medio termine, utili come nel caso delle dichiarazioni d’imposta o per altre faccende amministrative, il voto verrà eseguito via Web nel prossimo futuro.

Selezione naturale dei cittadini

L’aspetto fondamentale che sottende quello, più materiale, dell’equipaggiamento informatico, è semmai legato alla “selezione naturale” dei cittadini che prendono l’iniziativa di votare. In effetti, ogni tentativo di innovare i sistemi di partecipazione democratica è è spesso oggetto di altolà d’ogni sorta. Non tanto da parte dei cittadini, nonostante la frastagliata realtà sociologica concernente l'’utilizzo e la padronanza dello strumento Internet: sono le élite economiche e politiche a manifestare maggiore resistenza al riguardo. Sono le generazioni più anziane, più refrattarie ai mezzi tecnologici, o semplicemente più isolate, rappresentando le “vittime” di queste “lacune tecnologiche”.

Tuttavia, questa “selezione naturale”, che importa l’impossibilità per tutto l”insieme dei cittadini di votare, varia a seconda dei contesti, delle epoche, persistendo in modo semi-sistematico. Gli analfabeti, i più isolati intellettualmente o materialmente, in mancanza di materiale informativo, restano di fatto esclusi dal voto. Per queste persone, la questione del voto via Internet non ha implicazioni politiche primordiali, nella stessa misura in cui il suffragio non è un diritto effettivo.

Coltivare l’agire collettivo

Il voto on line non creerà una democrazia a due velocità. Il nostro moderno sistema politico ne ha già sin d’ora generata una. Quel che dà origine a questo stato di fatto può alle volte venir fuori dalla miseria sociale. L’agire comunicativo, l’agire collettivo in un spazio politico comune deve esser coltivato.

Lo spirito democratico è con tutta probabilità sommerso da uno spazio privato onnipotente in cui vengono coltivati ad oltranza economia di mercato e individualismo, lasciando solo qualche briciola di spazio al pubblico, alla partecipazione dei cittadini in cui regnino, al tempo stesso, per riprendere le parole di Hannah Arendt, universalità e pluralità.

Il dibattito sul voto on line va allargato all’aspetto fondamentale della piena partecipazione della comunità politica.

Come oggi si evidenzia bene, il voto è una moneta di scambio per le élite politiche ed i loro partiti. Non è percepito per il suo essenziale e reale potere politico. In teoria, il potere sembra rovesciarsi sempre a vantaggio di una fetta di individui che non muta, rinnovandosi in verità ben poco. Le manifestazioni, i voti di protesta “contro la maggioranza” hanno scarne o inesistenti ripercussioni politiche. Di qui una certa disaffezione degli elettori verso il “gioco della conquista del potere rappresentativo” che si svolge davanti a loro, e che tuttavia li riguarda a pieno titolo.

Il voto via internet o il buon vecchio cartoncino da infilare nell’urna… Non è questo probabilmente il punto. La questione risiede invece nel futuro dei sistemi di partecipazione politica. Una democrazia diretta alla Rousseau non vedrà probabilmente mai un domani. Grazie ad Internet, si potrebbero tuttavia instillare nel nostro sistema politico dei meccanismi di “democrazia diretta”. Notiamo che, nonostante la presenza di assai antichi esempi di repubblica, fra cui quelli italiani (come Firenze), c’è la tendenza a non cercare altre esperienze degne di giudizio, in termine di espressioni politiche. La “repubblica degli esperti” tanto agognata dai padri fondatori americani, come Madison o Hamilton, nel 1787 fu screditata da Rousseau perché potenzialmente governabile soltanto da divinità. Nell’Europa del futuro, speriamo che Internet avvicini i cittadini all’Olimpo.

Translated from La démocratie directe à portée de clic ?