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DELFINI SBALLATI: COSA CI POSSONO RACCONTARE GLI ANIMALI RIGUARDO ALL'USO DI DROGHE?

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Translation by:

Silvia Colombi

Berlino

Molti di noi le hanno pro­va­te, altri no. I no­stri go­ver­ni tentano in qualsiasi modo di farle ap­pa­ri­re come la causa di tutti i mali men­tre Bau­de­lai­re e Lil Wayne ne hanno tes­su­to le lodi. In tutti que­sti anni il di­bat­ti­to sulle dro­ghe si è con­su­ma­to tra par­la­men­ti e teste calde, ma in che modo gli ani­ma­li pos­so­no far luce su un pro­ble­ma così da­ta­to?

Ho ini­zia­to ad in­te­res­sar­mi agli ani­ma­li dopo aver visto l'ul­ti­mo fil­ma­to della BBC sui del­fi­ni che uti­liz­za­va­no so­stan­ze stu­pe­fa­cen­ti. Il do­cu­men­ta­rio 'Spy in the Pod' ri­pren­de­va un grup­po di gio­va­ni del­fi­ni ma­schi che, edu­ca­ta­men­te, si pas­sa­va­no un pesce palla dal quale “fu­ma­re”. Su­bi­to dopo li si ve­de­va con gli occhi se­mi­chiu­si a gal­leg­gia­re ver­ti­cal­men­te nel puro pia­ce­re. A quan­to pare i del­fi­ni hanno im­pa­ra­to che il pesce palla quan­do viene spa­ven­ta­to ri­la­scia una tos­si­na che pro­vo­ca, in dosi con­te­nu­te, un ef­fet­to nar­co­ti­co. Que­sta sim­pa­ti­ca scena mi ha con­dot­to alla ri­cer­ca di altri ani­ma­li dro­ga­ti; gra­zie ad este­nuan­ti ri­cer­che su You­tu­be, ho tro­va­to perle come 'gat­ti che vanno matti per l'er­ba gat­ta' e 'gia­gua­ri e DMT'. Tutto ciò mi ha impressionato molto. Si­gni­fi­ca che è nor­ma­le per le crea­tu­re vi­ven­ti al­te­ra­re la pro­pria mente? E que­sto uti­liz­zo ri­crea­ti­vo di dro­ghe da parte degli ani­ma­li po­treb­be es­se­re con­si­de­ra­to un'ar­go­men­ta­zio­ne va­li­da con­tro la de­mo­niz­za­zio­ne dei tos­si­co­di­pen­den­ti?

Del­fi­ni che usano so­stan­ze stu­pe­fa­cen­ti nel do­cu­men­ta­rio della BBC "Spy in the Pod" (2014). 

Mo­ti­va­ta dalle mie ri­fles­sio­ni mi sono messa in con­tat­to con Bruce Ale­xan­der, uno psi­co­lo­go ed esper­to di dro­ghe, il quale portò avan­ti negli anni '70 uno stu­dio dal nome 'Rat Park' ri­guar­dan­te la di­pen­den­za da so­stan­ze stu­pe­fa­cen­ti. Gli studi con­dot­ti fino a quel mo­men­to ave­va­no esa­mi­na­to solo ani­ma­li come ratti e scim­mie, te­nu­ti esclu­si­va­men­te in gab­bie sco­mo­de. I ri­sul­ta­ti mostravano che gli ani­ma­li diventavano sempre di­pen­den­ti dalle dro­ghe, sup­por­tan­do quin­di il luogo co­mu­ne se­con­do il quale le dro­ghe cau­sa­no un'im­me­dia­ta e ir­re­ver­si­bi­le di­pen­den­za. Ma Bruce sfidò que­sto as­sun­to col­lo­can­do metà dei ratti nelle gab­bie tra­di­zio­na­li e l'al­tra metà in un 'Rat Park', un pa­ra­di­so per topi di 19m² pieno di gio­cat­to­li, sfon­di di­pin­ti con sce­na­ri na­tu­ra­li e l'op­por­tu­ni­tà di ac­cop­piar­si. A en­tram­bi i grup­pi fu data la pos­si­bi­li­tà di sce­glie­re tra acqua pura o gocce di acqua mi­schia­te a mor­fi­na, ma i re­si­den­ti del 'Rat Park' con­su­ma­ro­no molta meno mor­fi­na degli altri. No­no­stan­te tutto l'im­pe­gno, Bruce non riu­scì a far di­ven­ta­re di­pen­den­ti i ratti del 'Rat Park'. Anche dopo aver­li ob­bli­ga­ti a bere mor­fi­na per due mesi, i ratti del 'Rat Park' con­ti­nua­ro­no a bere l'ac­qua nor­ma­le.

"COME SE I TOPI FA­CES­SE­RO FESTA"

Le sco­per­te di Bruce non solo re­spin­ge­va­no l'i­dea co­mu­ne che l'u­ti­liz­zo di dro­ghe causasse un'i­ne­vi­ta­bi­le di­pen­den­za, ma la­scia­va­no anche in­ten­de­re che la di­pen­den­za è il pro­dot­to di fat­to­ri so­cia­li e am­bien­ta­li. Pro­prio come le per­so­ne, erano quei ratti iso­la­ti, a di­sa­gio e senza pro­te­zio­ne che ca­de­va­no nel ba­ra­tro del­l'u­so co­stan­te di dro­ghe. “Ab­bia­mo inol­tre os­ser­va­to” af­fer­ma Bruce “che anche se i topi nel Rat Park non erano così di­pen­den­ti come i topi nelle gab­bie, ogni tanto anche loro ne fa­ce­va­no uso”.

I com­por­ta­men­ti dei topi re­la­ti­vi all'uti­liz­zo di dro­ghe erano si­mi­li a quel­li umani. Al­cu­ni ratti non se ne in­te­res­sa­va­no, men­tre altri as­su­me­va­no la mor­fi­na di tanto in tanto, “come se fos­se­ro nel pieno di un party”. L'e­spe­ri­men­to con i topi di Bruce im­pli­cava che l'uso di so­stan­ze a li­vel­lo ri­crea­ti­vo fosse na­tu­ra­le e pro­ba­bil­men­te avesse ad­di­rit­tu­ra degli ef­fet­ti po­si­ti­vi, es­sen­do un mezzo per abi­li­ta­re il pen­sie­ro la­te­ra­le. Bruce aveva pro­get­ta­to di por­ta­re avan­ti ana­li­si più ac­cu­ra­te ri­guar­do al­l'u­so ap­pa­ren­te­men­te ri­crea­ti­vo della droga. I topi più giovani po­treb­be­ro es­se­re più por­ta­ti a spe­ri­men­ta­re la droga ri­spet­to ai topi an­zia­ni? Pren­do­no forse la droga in grup­po? Si erano scaturire moltissime domande, pur­trop­po però nes­su­na delle quali trovò ri­spo­sta.

Lo stu­dio di Bruce coin­ci­de­va infatti con l'i­ni­zio della 'guer­ra alla dro­ga' di Ri­chard Nixon e l'im­po­po­la­ri­tà del suo pro­get­to si­gni­fi­cò pur­trop­po la fine dei suoi espe­ri­men­ti. Se­con­do il 'Con­ci­lio Ca­na­de­se della Cura degli Ani­ma­li', le stan­ze dove si svol­ge­va­no le prove non erano suf­fi­cien­te­men­te ven­ti­la­te e, no­no­stan­te Bruce ri­mar­cas­se che i topi vi­vo­no in fo­gna­tu­re e spazi molto stret­ti, l'in­te­ro pro­get­to fu bloc­ca­to. Il fatto che le stes­se stan­ze siano state usate più tardi come spa­zio con­su­len­za per gli stu­den­ti, senza fare alcunchè per il 'pro­ble­ma di ven­ti­la­zio­ne', è un po' stra­no. Bruce ha cercato di non in­du­gia­re in co­spi­ra­zio­ni ma, o i ra­gaz­zi hanno meno bi­so­gno di aria dei topi, o forse qual­cu­no non era con­ten­to dei suoi pro­get­ti. Il 'Rat Park' non ebbe un gran­de im­pat­to, ve­nen­do pre­sto in­sab­bia­to dagli studi del go­ver­no e dalle or­ga­niz­za­zio­ni an­ti­dro­ga da mi­liar­di di dol­la­ri come l''I­stu­to Na­zio­na­le per l'A­bu­so di Dro­ghe'.

"GLI UMANI NON HANNO L'IN­NO­CEN­ZA DEI DEL­FI­NI"

Il governo ha avuto l'ultima parola ma cosa ne pensa Bruce? L'uso delle droghe tra animali rende questa azione naturale anche per gli esseri umani? “Sì e no. Possiamo certamente affermare che l'uso di droghe è naturale nel regno animale perché l'evoluzione genera una corrispondenza tra ciò che ci fa sentire bene e ciò che ci fa bene. Nella loro forma naturale, anche gli uomini sanno cosa è un bene per loro perché ce lo dice l'evoluzione stessa, ma nel XXI secolo ci sono moltissime droghe sulle quali sappiamo ancora molto poco. La modernizzazione ha mandato in corto circuito la nostra intelligenza, per questo non possiamo prendere ciò che ci va di prendere. Non possediamo l'innocenza dei delfini che vivono in una specie di paradiso”. Se ci pensate non ci sono delfini con l'abitudine di '10 sniffate di pesce palla' al giorno o renne che corrono nel regno selvaggio con cartelli di 'attenzione droghe'. Gli animali non sembrano avere lo stesso problema di dipendenza che abbiamo noi. “La dipendenza” afferma Bruce “è sempre il prodotto del crollo della società, sia come conseguenza di cambiamenti storici che avvengono con  la modernità sia di problemi individuali, come un' inondazione”.

Quando volgiamo lo sguardo alle comunità tribali non toccate dal colonialismo e al loro utilizzo di droghe per rituali spirituali o sociali, la dipendenza non esiste. É solo dopo che le comunità vengono minate che la dipendenza inizia a presentarsi. “La comunità è un fiore molto fragile” spiega Bruce. “La dipendenza da droghe è diventata un problema enorme a causa di uno spaccamento interno alla società, ipercapitalismo e tutto il resto”. Siamo stati catapultati nella modernità e noi umani non siamo così intelligenti quanto pensiamo. Il nostro rapporto con le droghe è ancora un mistero, ma l'uso di droghe non è certo un fenomeno recente. Il desiderio di assumere droghe è naturale - come hanno dimostrato i topi di Bruce. Queste creature pelose possono insegnarci che la scelta di prendere droghe non dovrebbe autorizzare alla calunnia, e che le persone che tristemente diventano dipendenti sono l'effetto di una comunità che non funziona e non il risultato di caratteri imperfetti o deboli.

Translated from Dolphins on drugs: What can animals tell us about getting high?