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Cronache da Bruxelles: chi ha ancora voglia d'Europa?

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CulturaPolitica

Helmut Schmidt, Jacques Delors e l'European Book Prize: un pomeriggio particolare al Parlamento Europeo in occasione della consegna del premio assegnato alle opere che scrivono con originalità d'Europa, come avevano fatto lo scorso anno i vincitori Roberto Saviano et Sofi Oksanen. Cronaca dalla sala ascolto del Parlamento Europeo.

Eccoli lì, a mezzo metro da me, due uomini che finora avevo visto solo sui libri, pronti a tenere insieme i pezzi di Unione Europea, quasi-eroi rievocati da amici e studenti di Studi europei alla Sorbonne Nouvelle e da colleghi stagiaire qui al Parlamento europeo. L'ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt e l'ex presidente della Commissione europea Jacques Delors erano al Parlamento di Bruxelles in occasione della celebrazione del Premio del Libro Europeo.

Senza badge speciale e registrazione non si entra”, mi dicono di fronte alla sala 2Q al quarto piano dell'edificio József Antall. Provo con il tesserino dello stage, niente, quello da giornalista pubblicista, niente: le porte della sala strapiena si chiudono, così mi accontento di qualche foto al momento dell'arrivo degli ospiti, e di un posto in sala ascolto, osservando i due uomini dall'alto degli schermi al plasma. Il futuro dei giovani, i rapporti tra i governi nazionali e le istituzioni europee, l'Europa di oggi e i ricordi di quella di ieri: Schmidt e Delors hanno scritto nelle due ore del dibattito di ieri un piccola guida all’uso dell'Europa dai toni incoraggianti e a tratti critici, in grado di far respirare anni di "esperienza europea" ai presenti in sala. E a quelli in sala ascolto-.

Quando le cose vanno male, i governi sono soliti scaricare le colpe su Bruxelles

Con il bastone di legno in mano, lo Schmidt di fine carriera, disilluso, concreto, a tratti un po’ cinico ha fumato composto e indisturbato una dietro l'altra decine di sigarette - senza che nessuno abbia osato fargli osservare che qui non si fuma. Era lì pronto più che mai a prendere le parti del Parlamento, lui che fece tanto per arrivare all’elezione diretta dei deputati nel 1979, suggerendogli di “ribellarsi ai governi dei Ventisette”, tanto che il moderatore del dibattito a un certo punto gli chiede: “ma non sarà venuto qui a mettere zizzania tra il Parlamento e le altre istituzioni europee?”. Tutti in sala ridono, il giornalista sembra sollevato ma Schmidt continua a punzecchiare, e alla domanda sulle istituzioni di Bruxelles risponde: “Quella di cui mi fido di più è la Bce, ma si trova a Francoforte”. E poi: “Oggi non vedo nessuno tra i leader dei Paesi membri degno di essere l’erede di Robert Schumann o Jean Monnet. Piuttosto lo sono Mario Draghi e Jean-Claude Trichet”.

Accanto a Schmidt, un Delors più pacato, che in qualità di “uomo delle istituzioni” si è detto pronto a “difendere la Commissione”. Meno polemico di Schmidt, Delors spiega quanto il metodo comunitario sia il migliore: “la Commissione propone, Parlamento e Consiglio dispongono”. Ma una Commissione che deve mettersi al servizio dell’Europa, dei governi, non di se stessa. Delors racconta di essere stato talvolta criticato per essere stato più che un politico, un pedagogo. ”Ma per me la democrazia è sinonimo di semplicità, più le cose sono semplici più la democrazia si rafforza. I governi oggi non si prendono mai le loro responsabilità: quando le cose vanno male scaricano le colpe su Bruxelles”. Come se l’Europa fosse un’entità a sé.

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E alla domanda sulla Gran Bretagna, Schmidt si dice ancora favorevole all’ingresso del Regno Unito nell’Ue “ma se penso a Harold Wilson, Edward Heath e Margaret Thatcher capisco che anche in questo sono stato ingenuo”, mentre Delors brandisce la sua stampella e domanda sarcasticamente: “sa come si chiama questo in Francia? Un bastone inglese”, facendo capire tra le risa generali che senza di esso si cammina difficilmente. I due lanciano all'unisono un allarme per la disoccupazione giovanile. ”L’Europa deve riformare il welfare, perché troppi cittadini ne sono esclusi, e questo non è accettabile”, dice Schmidt, mentre Delors conclude :”l'anno prossimo saremo in 28. Spieghiamo a chi ancora non ne fa parte quanto sia entusiasmante fare l'Europa”. E alla fine i due lasciano il palco, con il sorriso un po' nostalgico dell'ex cancelliere tedesco, che si dice contento nel ritrovarsi dopo tanti anni ancora una volta al Parlamento europeo, accanto a Delors.

La serata si è conclusa con la consegna del Premio del Libro Europeo a Rolf Bauerdick, fotografo e giornalista tedesco che si occupa da anni di documentare la vita dei rom nell’Europa orientale, per il suo romanzo "Come la Madonna arrivò sulla Luna", e allo storico e filosofo olandese Luuk van Middelaar, per il saggio "Passaggio all’Europa, storia di un inizio". Lo slogan del premio è "Donner envie d’Europe", Dare voglia d'Europa. Mai come in questo periodo se ne sente la necessità.

Foto: copertina © Feltrinelli; nel testo caleaeuropeana.ro