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Critica ai media: Chi sarà il prossimo spauracchio  d'Europa?

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bernstein

I nemici immaginari stanno vivendo il loro glorioso ritorno grazie ai media moderni. Questi sono sempre esistiti ovviamente, ma, scrutando con attenzione i fenomeni mediatici, sembra che la nascita di nuove inimicizie sia sempre in agguato. Chi sarà il nuovo spauracchio d'Europa?

Vi ricordate ancora di come avete conosciuto i vostri amici più cari? A parte il luogo del primo incontro o gli snervanti small-talk, sapete ancora come avete rotto il ghiaccio tra di voi? Probabilmente lamentandovi di qualcosa o qualcuno. "Questo professore non è in grado di fare nulla", "Il capo è veramente pessimo" - Grazie a queste frasi vengono identificati nuovi nemici e si consolidano nuovi fronti di amicizie 'contro qualcuno'.

Questo è il modo in cui i nemici immaginari rivivono il loro ritorno glorioso nei media. Sono sempre esistiti ovviamente, ma, scrutando con attenzione i nuovi fenomeni, sembra che la nascita di nuove inimicizie sia sempre in agguato.

Gli spauracchi favoriti provengono solitamente dai cosiddetti 'stati canaglie', nota bene del Sud e dell'Est Europa. L'immagine negativa generalizzata di questi stati viene descritta dal filosofo e critico culturale Slavoj Zizek con le seguenti parole: "I clichè dei paesi occidentali, che vedono gli stati post-comunisti come cugini deboli e poveri, possono essere accettati di nuovo dalla propria famiglia solamente se si comportano come si deve".

La prospettiva dei nostri media si concentra principalmente sul darci un'immagine di dolore e sottomissione di questi stati. In fondo noi non sappiamo molto dei paesi in questione e delle loro situazioni reali. E se qualcuno prova a confessare di voler conoscere meglio il loro punto di vista prima di voler giudicare, viene immediatamente additato non più come "rosso" o "socialista" come si faceva una volta, ma come persona "comprensiva".

Non capisco perchè non si debba poter capire

Un'evoluzione ironica del concetto, se si pensa che la comprensione dovrebbe essere intesa come una qualità positiva. Mettersi nei panni di qualcun altro può essere un'esperienza estremamente illuminante, che può aiutare a comprendere a fondo le radici di un problema, ed a prendere una posizione neutrale al riguardo. Aiuta a non diventare spauracchi ed a non escludere categoricamente qualsiasi posizione contrastante.

Ora il concetto comprensione è diventato come un'offesa, dato che a livello popolare viene interpretato come l'accettazione incondizionata di determinati sistemi semplicemente tramite l'apprendimento delle loro regole. Ed è qui che si trova la discrepanza più pericolosa, che sembra essere stata persa di vista. Una volta, nella rivista politica svizzera Die Weltwocheera stato pubblicato un commento che circoscriveva perfettamente il significato di questa nuova offesa: "Da quando in qua la 'non-comprensione' viene considerata una virtù intellettuale? Cosa sono allora il pensiero e la scrittura, se non la capacità di capire e spiegare a fondo?", l'autore continua: "Mi sembra che tutta questa apertura verso il mondo non sia veramente accettata", ed ancora "Non capisco, come si faccia a non voler essere comprensivi".

Sembra addirittura di essere arrivati al punto in cui siamo in grado di credere di più ai meticolosi clichè creati a tavolino, piuttosto che ai fatti veri e propri. Il simbolismo ha travolto i fatti. Se qualcuno di noi si prende la briga di non prendere per oro colato la parola data, ma decide di documentarsi e fare ricerche sul tema, sicuramente avrà difficoltà a farsi considerare. Quando viene affermato ad esempio che i tedeschi non finanziano solamente la bella vita dei greci o che in Europa dell'Est non vivono solamente persone corrotte, si pensa subito ad una propaganda rivolta a difendere un determinato gruppo.

Alcuni di noi si riconosceranno sicuramente in situazioni nelle quali si prova a controbattere gli argomenti del proprio interlocutore, spiegando tutte le circostanze nel dettaglio, convinti e soddisfatti di aver spiegato 'la verità'. Ma subito dopo una risposta spiazzante: "Ok, ma in ogni caso sono corrotti/pazzi/avidi/pigri/pericolosi". Oppure: "E come mai allora questa cosa non viene raccontata? Non è strano?". I fatti reali vengono tendenzialmente spazzati sotto al tappeto, lasciando a galla solamente quelli fittizi. E se ora tutti cominciassimo a chiederci che fine faremo? Anche questa domanda risulterebbe dettata dalla pigrizia?

Fortunatamente le persone stanno diventando lentamente più aperte. I media vengono considerati sempre di più come una "macchina per le bugie", e di conseguenza messi in discussione. Questo è ovviamente un bene, anche se non si può dare tutta la colpa ai media. Le moderne forme di comunicazione sembrano danneggiare il giornalismo di qualità, in quanto è importante che i contenuti siano sempre a disposizione, ma non ci si preoccupa della loro profondità e veridicità. Si tratta fondamentalmente di un paradosso della nostra epoca, basata non più sul principio della saggezza conferita dalle infinite possibilità, ma bensì sul sapere superficiale e sui 'like'.

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Questo articolo fa parte della nostra serie EAST SIDE STORIES, che si occupa di raccontare i diversi punti di vista dei media europei.

Translated from Medienkritik: Wer wird Europas nächster Buhmann?