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Cottbus Film Festival: tante novità in arrivo dall'Est

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Anna Massera

Il Cottbus Film Festival, il secondo festival del cinema più importante della Germania – come è stato definito dall’ex ministro Frank-Walther Steinmeier – festeggia quest’anno i suoi 20 anni di vita conferendo il primo premio alla produzione serbo-tedesca-svedese White White World - Beli beli svet del regista Oleg Novković. White White World ©Cottbus Film Festival 2010

Poco dopo la caduta del Muro di Berlino nasce il Cottbus Film Festival con l’intento di seguire i giovani registi dei Paesi post-comunisti e vedere in che modo si sarebbero rapportati con i complessi cambiamenti in atto nel loro Paese. Il cinema decisamente incentrato sulle tematiche sociali, l’acume e l’attenta osservazione sia dell’Est che dell'Ovest hanno valso al Festival il proprio prestigio e il riconoscimento a livello internazionale. Per gli esponenti del cinema dell’Europa Orientale e Centrale è diventato il punto di incontro più conosciuto.

Quest'anno, i 18.500[0] spettatori hanno potuto scoprire 140 film provenienti da più di 40 Paesi. In ciascuna delle 12 sezioni viene posto l’accento su aspetti diversi, ad esempio, sulle pellicole russe – Russkiy Den –, sui film d’avanguardia polacchi –Polskie Horyzonty –, oppure sui “Rapporti tra Est ed Ovest nel cinema internazionale”, nella sezione globalEast. Il primo premio del concorso è di ben 20.000 Euro e quest’anno è stato conferito a Oleg Novković, che ha diretto il film White White World - Beli beli svet (Serbia, Germania, Svezia/ 2009). La giuria è rimasta impressionata dal “linguaggio filmico straordinariamente coraggioso e originale, che ricostruisce il dolore quotidiano dell’outsider attraverso un’esperienza estetica significativa.”

Il film vincitore di Cottbus 2010 | “White White World - Beli beli svet”

Infatti, quello che convince del film di Novković è proprio l’intensità con cui viene rappresentata Bor, una città mineraria della Serbia. La storia, che si sviluppa sullo sfondo di un paesaggio sfregiato da fosse e ciminiere, è intrisa di elementi che si rifanno alla tragedia greca. Tra i personaggi – Rosa (Hana Selimovic), una giovane ribelle, sua madre Ruzica (Jasna Ðuricic), appena uscita dal carcere dopo un lungo periodo di detenzione per l’omicidio del marito e l’ex pugile King (Uliks Fehmiu), l’ignaro padre di Rosa – si instaura un triangolo che si rivelerà fatale. Entrambe le donne amano il violento King, che si innamora della figlia, la mette incinta e alla fine perde la vista. Col canto, i laconici protagonisti esprimono i loro conflitti interiori; alla fine del film il compito di cantare il tragico epilogo della storia viene affidato a un coro di minatori, gli abitanti di Bor. A differenza dei film francesi Otto donne e un mistero (François Ozon) o Les Chansons d’amour (Christophe Honoré), il canto non introduce il piano dello straniamento, ma, piuttosto, rafforza ancor di più la tristezza o la disperazione dei personaggi. È così infatti che questi esprimono i propri sentimenti, che non sarebbero mai in grado di rivelare semplicemente a parole.

White White World - Beli beli svet | Trailer del film vincitore

Alla domanda del pubblico sul perché i personaggi siano così difficili da comprendere, ecco come risponde Milena Markovic, la sceneggiatrice: “Non mi piacciono i personaggi troppo trasparenti. Nella tragedia greca, l’uomo guarda la catastrofe negli occhi fin dalla nascita”. L’alternanza del tutto campo sul paesaggio delle miniere e dei primi piani dei personaggi gioca con la sensazione che il film documenti fedelmente la realtà e, allo stesso tempo, metta in scena una versione limitata e teatrale dei vari conflitti.

Estonia: l’ipocrisia delle brave persone

Un'altra scoperta è rappresentata dal film Le tentazioni di Sant’Antonio (Veiko Öunpuu | Estonia 2009), il cui protagonista, Taavi Ealma, si è aggiudicato il premio di miglior attore. Un film che colpisce anche grazie all'estetica sperimentale: girato completamente in bianco e nero, con lunghe carrellate e veloci cambi di scena, numerosi eventi bizzarri e un metacontenuto che non viene svelato subito. La domanda che si pone il film è: "Cos’è l'uomo?". È colui che non aiuta un altro uomo ricoperto di sangue, ma lo lascia a sedere nella sua auto costosa con i rivestimenti in pelle bianca? È colui che, prima del licenziamento di centinaia di operai, si oppone al proprio capo esclamando: “Ma sono persone!”. È colui che, dopo una crisi della moglie affetta da una malattia mentale, è solo in grado di dire: “Credevo che la terapia ti avrebbe aiutata”. Antonio vuole mettere tutto a posto, ma a causa della sua stupidità e della sua ingenuità la situazione peggiora; le persone e gli animali che ama muoiono. Il film fa i conti, implacabilmente, con l’ipocrisia delle brave persone; mani segate, uomini divorati e preti depressi sono le macabre componenti che fanno di questo film “Un viaggio nell’inferno degli abissi umani”.

Preti depressi… |Le tentazioni di Sant’Antonio (Trailer presentato al Festival)

Il favorito della giuria, che ha vinto tre premi in tutto, è stato il film russo Un altro cielo (Dimitry Mamulija | Russia 2010). Questo dramma intenso perché privo di dialoghi vede come protagonisti un pastore e suo figlio e si è aggiudicato la menzione speciale della giuria internazionale del festival, il premio per la migliore opera prima e il premio FIPRESCI.

Link per approfondire la lettura: Il mondo parallelo (e misterioso) del film russo.

Il Cottbus Film Festival convince grazie all’ottima scelta di film e alla ferma decisione di dedicarsi esclusivamente all’Europa Orientale. Vale la pena poi di ricordare una particolarità. Dato che tutti i film vengono presentati nella loro lingua d’origine – dell’Europa centrale o orientale – e visto che la maggior parte di questi sono solo sottotitolati in russo, il pubblico può servirsi di interpreti di simultanea e seguirli in tedesco o in inglese tramite delle cuffie. Il cinema parlato dal vivo – un’esperienza fuori dal comune!

Translated from Filmfestival Cottbus: Im Osten viel Neues