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Burqa: l'Europa s'interroga sul velo integrale

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Roberto Lapia

Culturasocietà

Chi ha paura del velo integrale? L’interdizione del burqa nei luoghi pubblici doveva essere votata il 22 aprile 2010 dai rappresentanti del Parlamento belga, prima che il Primo ministro Yves Leterme decidesse di dimettersi. La proposta era già stata approvata all’unanimità dalla commissione Affari interni, il 31 marzo 2010. Pena prevista per chi porta il velo: un’ammenda o l’arresto. Il Governo francese ha seguito a ruota la decisione belga, annunciando il 21 aprile che presenterà entro maggio una proposta di legge per l’interdizione totale del velo integrale. Quest’annuncio va contro l’avviso del Consiglio di Stato francese, secondo cui una tale legge contrasta con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. E nel resto d’Europa? Quali sono i Paesi che vietano alle donne d’indossare il burqa – capo di recente invenzione, creato dai musulmani salafiti nei Paesi del Golfo e in Pakistan? Uno sguardo alle varie leggi in giro per l’Europa riguardo il velo integrale, attorno al quale dibattono tutt’oggi i difensori dei diritti delle donne, i difensori della laicità, gli islamofobici di ogni genere, i designer di moda e i difensori della libertà d’espressione.

Il Belgio accende la miccia

La proposta di legge che mira a interdire il burqa nei luoghi pubblici, pena un’ammenda di 25 euro e/o il carcere da uno a sette giorni, è stata adottata dalla commissione degli Affari interni della Camera. Il testo, approvato all’unanimità, dev’essere ora esamianto in seduta plenaria dal Parlamento. Vista l’adesione al progetto da parte dei partiti di destra come di quelli di sinistra, è probabile che il Belgio diventi il primo paese europeo a vietare il burqa nei luoghi pubblici. Si tratta di «disposizioni liberticide» secondo Isabelle Praile, vice-presidente dell’Esecutivo dei musulmani del Belgio, mentre un membro dei Verdi, Fouad Lahssaini, ha esortato i deputati a non confondere la rapidità con la precipitazione.

Foto: Jean-Fabien/flickr

La Francia tiene il passo

Dopo la proposta di Jean-François Copé, presidente del gruppo UMP (centro-destra) all’Assemblea Nazionale (la Camera dei deputati francese), d’interdire il burqa nei luoghi pubblici, il Consiglio di Stato francese aveva considerato che un’interdizione totale del velo integrale nell’insieme dei luoghi pubblici potrebbe rappresentare un rischio «in relazione alla Costituzione francese e alla Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali». Niente che spaventi il Governo di Parigi. Il 21 aprile, Nicolas Sarkozy ha annunciato che una legge sul divieto totale di indossare il burqa verrà votata il più presto possibile. In Francia, secondo uno studio della polizia, il burqa sarebbe indossato solamente da circa 2.500 persone.

Foto: Rétrofuturs (Hulk4598) / Stéphane Massa-Bidal/flickr

Svizzera: dai minareti al burqa

Dopo il referendum svizzero contro i minareti, Christophe Darbellay, presidente del partito democristiano CVP, vede possibile anche l’interdizione del burqa. E non è impensabile pensare che una legge simile venga votata sia dalla sinistra socialista che dalla destra conservatrice. Il Bundesrat (Consiglio federale svizzero) si oppone, in ragione della libertà di culto vigente in Svizzera. Il partito di sinistra SP (socialdemocratici) difende i diritti delle donne, mentre i conservatori del SVP usano l’eterno argomento della paura, già presente nel dibattito sui minareti. Il poster della campagna anti-minareti inoltre, raffigurava due donne con il velo ….

Foto: rytc/flickr

La prudenza tedesca

La Germania resta prudente per quanto riguarda l’interdizione del burqa. Portare il velo integrale non è considerato oggi «un fenomeno di massa» in terra tedesca, ha dichiarato il Ministro dell’Interno Thomas de Maizière (CDU, democristiani) in un’intervista con il quotidiano conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung. D’altro canto, alcuni democristiani stimano che l’interdizione del burqa potrebbe provocare una svalutazione dei simboli cristiani nei luoghi pubblici. In Germania la tassa destinata alla Chiesa, così come i corsi di religione a scuola esistono ancora, e le leggi concernenti il crocifisso in classe sono state ammorbidite nel quadro della “legge crocifisso” del 1995 in Baviera. Non deve sorprendere allora che nel Lander bavarese, alcuni politici locali (CSU, Unione cristiano-sociale) portano avanti la loro causa contro il burqa. Anche la social-democratica Lale Akgün (SPD) si è espressa contro quella che ha definito una «prigione corporale integrale», subendo una pioggia di critiche da parte del suo stesso partito.

Foto: Campagna della Internationale Gesellschaft für Menschenrechte (IGFM) - Società internazionale per i diritti dell’uomo in Germania - IGFM

Italia: la crociata del Carroccio

In Italia, più che ad un dibattito sul burqa si assiste ad una guerra di proclami. La Lega Nord ha provato più volte a far interdire il velo integrale nel bel paese. Il primo a osare è stato Enzo Bortoluzzi, sindaco di Azzano Decimo (piccolo borgo friulano), che nel 2004 aveva proibito alle donne musulmane di coprirsi il volto. Nel 2009 un altro sindaco delle Lega, Giorgio Cancelliere, aveva interdetto il burqa nel suo paese, Fermignano (nelle Marche). Sfortunatamente per lui, il Ministro dell’Interno Maroni ha respinto l’ordinanza comunale. Un altro rappresentante del carroccio, Paolo Grimoldi, ritorna alla carica nell’aprile 2010 con un progetto di proposta di legge per l’interdizione della burqa nel suolo italiano. Ma durante una recente intervista a France 24, il Ministro degli Esteri Frattini dichiara che si tratta di un’idea della Lega Nord e non del Governo italiano, precisando che la proposta dell’onorevole Grimoldi è inaccettabile, perché «noi non possiamo mandare in prigione una donna perché indossa il velo integrale» come prevede il progetto di legge di Grimoldi. Insomma, la guerra di proclami sembra essere appena all’inizio …

Foto: Flavio Lucchini

La Spagna vuole una risposta “europea”

In Spagna, il velo integrale non è sottoposto ad alcuna legislazione (la burqa qui è praticamente inesistente), e non lo sarà neanche dopo il dibattimento sul progetto di legge sulla libertà di religione che il Governo Zapatero vuole affrontare prima dell’estate. Tutto lascia pensare che i crocifissi nelle scuole faranno più polemica che il burqa. Ma, a scuola, alcune alunne sono state espulse per aver indossato il velo integrale. Il Governo spagnolo si appella al’Europa per avere un regolamento comune a tutti gli stati membri dell’Ue.

Foto: annrkrizst/flickr

La Grecia e il velo finanziario

Dopo aver nascosto le dimensioni della sua crisi finanziaria sotto un velo integrale, la Grecia per il momento preferisce concentrarsi sui suoi problemi di ordine economico, visto che il paese attraversa una delle peggiori crisi della sua storia recente. Dunque, al giorno d’oggi il burqa non sembra essere argomento di dibattito nelle strade di Atene.

Foto: le burkini, il costume da bagno in regola con i valori islamici. (Foto: Ahiida)

Portogallo in stand-by

Niente dibattito sul velo integrale in Portogallo. La stampa lusitana si limita a commentare le decisioni belghe e francesi. Pertanto, quando prende posizione è per difendere chiaramente la libertà delle donne.

Foto: jfgornet/flickr

Burqa: parte integrante della Gran Bretagna

Dibattito sulla burqa al palo in Gran Bretagna. La solo controversia sulla questione risale al 2006, quando Jack Straw, allora a capo della camera dei comuni, si disse “infastidito” dalla presenza di una donna con il velo nella sua circoscrizione di Blackburn (Lancashire, nord dell’Inghilterra). Il Consiglio musulmano britannico (MCB), che raggruppa più di 500 associazioni musulmane, difende la libertà d’indossare il velo, nonostante gli altri gruppi musulmani supportino l’iniziativa di Nicolas Sarkozy. Gli oppositori del velo ieri si trovavano in senno al BNP (Britsh Naitonal Party, destra nazionalista); oggi li ritroviamo nel United Kingdom Independence Party (UKIP) di Nigel Farage (partito che conta 13 eurodeputati). Ma non è nello stile “british” dire alle persone come devono presentarsi in pubblico, sottolinea il segretario all’educazione Ed Balls.

Foto: JasonBlait/flickr

Danimarca : «Strappate il burqa dal viso delle donne!»

Il 27 gennaio 2010 il Primo ministro danese Lars Lokke Rasmussen, che dirige una coalizione di centro-destra, si era detto favorevole ad una limitazione dell’uso del burqa e del niqab nei luoghi pubblici. Pur non avendo votato per l’interdizione totale per non infrangere la Costituzione, Rasmusen incita le istituzioni a essere zelanti nella limitazione dell’utilizzo del velo. Va detto che le persone giudicate colpevoli d’imporre il niqab o il burqa, rischiano fino a quattro anni di prigione. In un paese in cui 3 donne portano il burqa e tra le 150 e le 200 portano il niqab, il dibattito è stato qualificato come “farsa” dall’opposizione social-democratica.

 Foto: associated press via sweetness&light

Finlandia, Norvegia, Svezia: burqa sì, humour anche!

Nel febbraio 2010 Astrid Thors, il Ministro finlandese agli affari europei e all’immigrazione, dichiarava che l’interdizione del burqa era inutile nel suo paese. Il Ministro liberal-conservatore svedese è d’accordo. Quanto alla Norvegia, i designer di moda di Marked Moskva hanno fatto salire il burqa sulla passerella nel marzo 2008. Proclamano che «un burqa offre la libertà, ed è un supplemento non trascurabile per un guarda roba, specie per qualcuno che vuole nascondersi o che ha un pessimo taglio di capelli». Finalmente qualcuno con il senso dell’umorismo!

Foto: svennevenn/flickr

Polonia: il burqa invisibile

In un paese in cui la costruzione di una moschea può suscitare polemiche, il burqa è paradossalmente invisibile. La maggior parte dei musulmani in Polonia sono di discendenza tartara, genti che arrivarono nel paese della Vistola 600 anni fa e che sono stati completamente integrati. Invece, i musulmani che sono arrivati in Polonia solamente il secolo scorso sono in gran parte studenti. Certi, sposati/e con gli autoctoni, hanno deciso di restare. Si stima che la comunità musulmana polacca rappresenta all’incirca lo 0,05% della popolazione, ma nessuna statistica ufficiale conferma queste cifre.

Foto: Neuro74/flickr

In Austria consenso trasversale

Anche se le donne che portano il burqa restano un’eccezione, in Austria esiste un consenso relativo sul rifiuto del burqa stesso. La Ministra delle donne, la social-democratica Heinisch-Hosek (SPÖ), ma anche la FPO (la destra conservatrice) e l’Iniziativa dei musulmani liberali (Ilmo) vogliono far pressioni contro il burqa nel caso in cui il numero di donne che lo indossano aumentasse, o se i diritti delle donne non dovessero essere rispettati. Ma non esiste ancora nessuna legge all’ordine del giorno.

Foto: Dude Crush/flickr

Olanda: più burqa meno soldi

Come il suo vicino belga, l’Olanda ha già introdotto alcune proposte di legge per interdire il burqa. Che il populista Geert Wilders, noto per la sua avversione all’Islam, voglia bandire il velo integrale è assai logico. Ma che la conservatrice Rita Verdonk, Ministra dell’immigrazione, lo segua in nome della sicurezza nei luoghi pubblici è tutt’altra cosa. Portare il burqa potrebbe costare caro alle donne musulmane coperte dalla testa ai piedi: a Utrecht, il sostegno sociale è già stato ridotto per le donne con il burqa. Un’idea che non dispiace al sindaco di Amsterdam, Job Cohen. Secondo lui il burqa rappresenta un ostacolo per la ricerca di un lavoro.

 Foto: Abdurahman Warsame/flickr

Translated from Burqa: les lois européennes face au voile intégral