Participate Translate Blank profile picture
Image for "Blood": intervista a Pippo DelBono, tra tragedia greca e musica

"Blood": intervista a Pippo DelBono, tra tragedia greca e musica

Published on

ANALISI FILOSOFICHERecensioni 2.0

di Ilaria Rebecchi

Il regista ha presentato i suoi "Concerti sul cielo e sulla terra", 

con la collaborazione di Petra Magoni e di Laurie Anderson

Regista teatrale e cinematografico, autore e attore, music-amante ed intellettuale: Pippo Delbono lo ritroviamo dopo aver presentato il suo più recente film al Festival di Locarno, con polemiche al seguito.

Sì perché quel "Sangue", storia di vita e amore che ripercorre i fatti del periodo brigatista, aveva presto destato attenzione e critiche da parte di una stampa focalizzata sulla volontà di dar voce ai criminali di quei tragici anni bui della storia italiana più che sul voler portare in scena la violenza di uomini in quanto tali, perché fallibili e sanguinosi. 

E oggi il regista oggi torna con uno spettacolo teatrale che proprio Blood si intitola, prima parte dei “Concerti sul cielo e la terra”, un viaggio musicale costruito con la partecipazione di straordinari musicisti al fianco della cantante Petra Magoni, e per la successiva parte "Birds" niente meno che di Laurie Anderson

"proprio con Laurie iniziai mesi fa a riflettere su una messa in scena che gravitasse intorno alla tragedia greca da portare nei teatri antichi a partire dall'Olimpico di Vicenza", ci confessa il geniale regista proprio tra le quinte prospettiche del Teatro del Palladio.

Il tutto a partire da "Gli Uccelli" di Aristofane, continua

"presto ci siamo persi in un viaggio tra terra e cielo, buio e luce, grigio e colori, suoni e musica, frastuono, silenzio. Ci siamo ritrovati a parlare dell’amore e dell’impossibilità dell’amore, delle cose che ci tengono ancorati alla terra impedendoci il volo, della paura. E del bisogno della paura. Abbiamo parlato delle nostre madri, dei nostri padri, dei nostri paesi, del potere che ci schiaccia, ci annebbia, delle cose ingiuste, del nostro tempo. E a riflettere sul nostro presente, dove i tabù legati ai miti sussistono ancora".

La figura di Laurie Anderson, eclettica artista concettuale e purtroppo da qualche settimana vedova del grande Lou Reed, è stata dunque determinante per la realizzazione dell'opera

"Lou si era ammalato gravemente da poco quando realizzai che Laurie non avrebbe potuto collaborare con me per qualche tempo, così mi misi a riflettere sulla natura umana in un mondo animale, crudele e di prigionia. Mi faccio sempre trasportare dai fatti, e credo che gli artisti debbano sapersi abbandonare per creare. E così è nata questa prima puntata, Blood, una storia crudele in chiave musicale".

Per quest'opera il Maestro collabora in scena con la Magoni, "eccellente rappresentante del panorama musicale italiano di oggi, con cui avevo già avuto modo di collaborare in passato", con questo sangue che funge da metafora della natura crudele dell'uomo

"tutto è legato al rapporto con la madre e di conseguenza con la vita e ben rappresenta quella tragicommedia sanguinosa che viviamo ogni giorno tra media e realtà. Perché la natura mostruosa dell'uomo è insita nella sua essenza, in effetti".

Con la Magoni Delbono esprime così le emozioni più terrene, carnali e ancestrali, in una riflessione teatrale e musicale che delinea terra e sangue, mentre con la Anderson nel 2014 sarà il firmamento ad esprimersi, tra cielo, uccelli e lo spirito più trascendente e mistico.

Ed è la musica il fulcro dell'opera del regista

"da giovane giravo di città in città per ascoltare Frank Zappa, scomparso 20 anni fa esattamente. Erano altri tempi e quella musica era un veicolo di ribellione, mentre oggi è frutto di operazioni commerciali. La musica è un'esperienza di vita e sento di essere il tramite di un'esperienza altrui quando metto in scena le mie opere. In questo senso il teatro è l'incontro tra esseri umani, un'esperienza della collettività che si avvicina molto a quella musicale".

Il cinema, invece, è qualcosa di più intimo

"sono linguaggi differenti. Al cinema ci si siede e ci si concentra su ciò che si vede, senza rapportarsi con autori, attori, registi ed altri spettatori. Ma solo al cinema si può godere dei particolari e dei dettagli che meglio delineano un essere umano, dipingendone ed immortalandone sguardi ed espressioni".

Arte, anzi arti, in Italia, oggi: "i festival sono straordinarie opportunità nate per dare voce ad alle arti. Basti pensare a quello di Venezia, il cui scopo originale era di dare valore al cinema dell'epoca e a cui presto si oppose quello di Cannes. Oggi vedo, e vivo, intenzioni di festival che svaniscono, tra manie di protagonismo, ossessioni di anteprime, distribuzioni che poco scommettono e gossip. Ma nulla di tutto ciò ha a che fare con la vera essenza dei festival, e cioè di fare da traghettatori delle arti. La situazione deve cambiare, assolutamente".

E citando un passo dal “Prometeo Incatenato” Delbono chiosa

"- Prometeo: Ho impedito agli uomini di vedere la loro sorte mortale.

- Coro: Che tipo di farmaco hai usato per questa malattia?

- Prometeo: Ho posto in loro cieche speranze."