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Aviv Geffen: «Mettetevi il trucco, non le uniformi!»

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Default profile picture Nadja Röll

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Valentina Turra

BrunchCulturasocietà

Aviv Geffen, popstar 35enne, è stato uno dei primi disertori di guerra in Israele. Tra gli ultimi ad aver abbracciato Rabin, oggi ha sostenuto l’operazione piombo fuso a Gaza. Nonostante questo si definisce un militante per la pace e sostiene «dobbiamo lasciare ai palestinesi anche Gerusalemme Est».

Il piccolo, esile cantante pop entra alla Postbahnhof di Berlino senza guardie del corpo e giubbotto antiproiettile. Con le sue scarpe nere di vernice schiaccia la sigaretta e si mette sotto i riflettori delle telecamere. La sua voce suona stanca, risponde facilmente alle domande dei giornalisti. Nessuno chiede della sua musica, dei due milioni e mezzo di dischi venduti. Viene accolto in Germania come un messaggero di pace e questo ruolo sembra piacergli: «Parlo volentieri di politica, non sono un intrattenitore».

«Sono stato l’ultimo ad abbracciare Rabin»

Nella sua patria, Israele, Aviv Geffen non parlerebbe così tranquillamente. Con la sua dura critica alla politica israeliana di occupazione negli ultimi anni il 35enne si è fatto molti nemici. «Sono il più grande ribelle di Israele», dice Geffen con voce ferma e non senza un certo orgoglio,«In Israele i giovani non hanno il coraggio di aprire la bocca. Ma io non ho paura di morire». Aviv Geffen appartiene ai pochi che aprono la bocca, e non poco. Dopo l'attentato al premio Nobel e all'epoca Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin la sua musica è per lui «un'arma di pace». Geffen e Rabin erano insieme su un palco a Tel Aviv per una manifestazione per la pace poco prima che Jigal Amir, un fondamentalista ebreo, sparasse al primo ministro. «È stato il momento più drammatico della mia vita. Sono stato l'ultimo ad abbracciarlo. Per noi Rabin impersonava la speranza di pace». Da allora il cantante pop israeliano rappresenta alla sua maniera l'eredità di Rabin. La sua canzone To cry for you è diventata sinonimo dell'attentato a Rabin, un altro pezzo, Hayeled Shel Koulanu, è dedicato al Primo Ministro e al soldato israeliano Gilad Shalit, che da più di due anni è prigioniero di Hamas nella striscia di Gaza. E tuttavia l'icona pop di Israele sostiene l'offensiva militare Operazione Piombo fuso. «So che Olmert ha fatto tutto il possibile per evitare quest’ attacco con delle trattative, è stato inevitabile. In Europa ci si fa un'opinione senza sapere realmente cosa significhi stare sotto attacchi missilistici giornalieri». Tuttavia l'offensiva militare è durata troppo e ha causato troppe vittime.

«Gli insediamenti israeliani nei territori autonomi palestinesi sono un cancro nel corpo di Israele»

Ora, sotto il patrocinio degli Stati Uniti, della Russia e della Cina, dovrebbero svolgersi delle trattative serie che costringano una divisione del territorio. «Gli insediamenti israeliani nei territori autonomi palestinesi sono un cancro nel corpo di Israele. Le persone vi abitano non per motivi religiosi, ma perché sono sovvenzionati dallo stato. Non abbiamo bisogno di questi territori e dobbiamo lasciare ai palestinesi anche Gerusalemme Est», questa è la proposta di Geffen, che sente di appartenere «all'estrema sinistra della politica israeliana». Nonostante in Israele, un Paese con l'obbligo di leva per uomini e donne, gli ambasciatori politici non si vendano bene, qui Geffen è una popstar che riempie le sale più grandi e che, secondo il quotidiano Welt, vende più dischi dei Coldplay. Dal palco, con il suo aspetto androgino, vuole provocare i conservatori israeliani e promuovere un movimento anti-macho in cui nessuno possa venire discriminato. «Israele è un paese paranoico, la gente pensa che si debba sempre essere forti, questo è falso». Così la sua musica non è sempre solo politica, ma negli ultimi anni soprattutto tenera e malinconica, musica inglese per cuori sofferenti. «Le mie nuove canzoni si rivolgono ai giovani di tutto il mondo, parlano di amore, droghe e violenza», dice Geffen, che con il suo nuovo album vuole fare il botto anche in Europa. Centinaia di fan e curiosi si sono radunati alla Postbahnhof di Berlino quando Aviv Geffen sale sul palco. Dal brusio di voci emergono qua e là urla di giubilo in ebraico. Il suo nuovo pezzo, Heroes, è dedicato alle vittime di guerra, sia di parte israeliana che palestinese. Parla di soldati che muoiono senza motivo, solo per essere ricordati come eroi postumi: «Don't send your boy, when the country calls you» (Non mandare tuo figlio, la nazione ti chiama). Un invito provocatorio in una nazione in cui la maggioranza della popolazione vede il militare come unica sicurezza per la propria esistenza. La sua musica non è nuova, è pop in inglese nello stile degli U2 o dei Depeche Mode. Ciò che è nuovo, è che un cantante israeliano, con una T-Shirt in cui c'è scritto Love, suoni la sua missione di pace davanti ad un pubblico così grande. Con un movimento improvviso se la strappa via e mostra il suo tatuaggio sulla parte superiore del braccio: un grande simbolo della pace.

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Translated from Aviv Geffen: „Wir sollten Schminke tragen, statt Uniformen!“