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A Roma non serve l'expo

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Roma

Roma 2020?

No grazie

Milano è fantastica, c'è un treno che in sole tre ore porta a Roma.

Elementare, lo sanno tutti. Però quest'anno sono in tanti a non pensarla così. Si perché "Milan gran Milan" fa la voce grossa, intimidisce l'avversario, si impone. Ma lo fa all'antica, con la vecchia moneta aggressiva del Dio denaro. Arrivando da Torino, poco prima di Milano Centrale, si possono osservare le carcasse degli edifici figlie dei grandi sogni, dei grandi investimenti, delle mastodontiche ambizioni. Sono là immobili, inerti di fronte al triste destino che le aspetta. 

I responsabili sono in parte già stati identificati, ma proprio non ci si può fermare di fronte a tanta magneficenza. La magistratura milanese, sotto la guida di Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, ha già iniziato le indagini riguardanti gli appalti per la realizzazione dell'esposizione. C'è stato qualche arresto, ma le opere sono continuate normalmente. L'ipotesi di una mai completa realizzazione, che verrà quasi sicuramente verificata, non scoraggia.  L'Italia ha bisogno delle grandi opere, creano lavoro e danno speranza, a chi ci crede. Si sa "la folie des grandeurs" ha sempre affascinato. E poi chi si ferma è perduto.

E se Pisapia è impegnato a tappare buchi e a rincorrere sogni, Marino non sta certo a guardare. Milano propone mostre di prim'ordine, come sempre. Picasso, Klein, Marinetti. Roma risponde con Escher, Henri Cartier Bresson , Sironi. Mentre nella capitale economica si brinda per l'inaugurazione del cosiddetto "piano cenacolo", che prevede l'apertura serale della rivisitazione dell'opera leonardesca , in quella politica potremo a breve ammirare un Colosseo interamente ripulito, con il beneplacito di Della Valle chiaramente. 

Tra le due città c'è però una grande differenza. Roma non ha bisogno dell'Expo per brillare, per quanto Alemanno ci avesse fatto un pensierino. Forse abbiamo imparato da Torino, città più indebitata d'Italia dopo i giochi olimpici invernali o da Atene che ha messo sul lastrico la Grecia dopo le olimpiadi. Grandi opere creano grandi debiti. E banale, eppure non sono in tanti a dirlo ultimamente. L'illusione del lavoro, della crescita per la città, dell'incremento turistico resta viva. Nonostante i molteplici esempi forniteci non vogliamo imparare. Preferiamo credere alle menzogne dei politici e dei costruttori, comprare felicità a basso prezzo oggi pur sapendo che saranno lacrime e sangue domani. Ma Roma no, questa volta no. E fu proprio quell'oggi dimenticato Monti a rifiutare con forza quest'allettante proposta di indebitamento a vita. 

Insomma come siamo i primi a fare mea culpas, dobbiamo esserlo anche nel riconoscere i nostri meriti, per quanto piccoli. Siamo stati tentati, ma non abbiamo ceduto. Oggi come ieri alla domanda "Roma 2020?" rispondo ancora "No, grazie". "E Roma 2024?". Lasciamo perdere.

Story by

Bernardo Bertenasco

Venuto al mondo nell’anno della fine dei comunismi, sono sempre stato un curioso infaticabile e irreprensibile. Torinese per nascita, ho vissuto a Roma, a Bruxelles e in Lettonia. Al momento mi trovo in Argentina, dove lavoro all’università di Mendoza. Scrivo da quando ho sedici anni, non ne posso fare a meno. Il mio primo romanzo si intitola "Ovunque tu sia" (streetlib, amazon, ibs, libreria universitaria)